Ministro Poletti alle Acli: “Ben vengano infrastrutture sociali come i Patronati”

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Roma, 11 febbraio 2015 – Dopo mesi di confronto, a tratti anche complicato, fra Patronati e Governo, che ha portato a una riduzione dei tagli inizialmente previsti nella legge di stabilità, si consolida il clima di dialogo mentre procede l’attuazione della riforma dei Patronati.

Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, intervenendo al seminario organizzato dal Patronato Acli, è convenuto sul fatto che «I Patronati hanno una forte ragion d’essere tra i cittadini. Per costruire una società più coesa e corresponsabili, ben vengano – ha aggiunto il ministro Poletti – le infrastrutture sociali come i Patronati, con le loro idee e le loro iniziative. Dobbiamo costruire il massimo della complementarietà tra società, stato e mercato, senza diffidenze e senza accondiscendenze. I Patronati sono importantissimi in un’ottica di welfare che punti a cambiare logica, passando dal trasferimento monetario alla presa in carico dei cittadini in difficoltà. Si deve uscire dal meccanismo per cui si accede a delle prestazioni di welfare in quanto si appartiene a una categoria per riconoscere i diritti in quanto cittadini».

Dagli interventi di vari esperti e tecnici dei patronati Cepa, di Inps e Inail sono emersi numerosi dati che confermano l’utilità sociale dei Patronati a fronte di costi assai contenuti, e l’attualità del loro sistema di mutualità che consente di offrire servizi gratuiti anche ai cittadini più deboli.

Per questo «il Patronato del futuro – ha affermato Paola Vacchina, Presidente del Patronato Acli – sarà non solo patrocinio di pratiche, ma sempre di più patrocinio di percorsi di emancipazione, di cittadinanza, di intrapresa: patrocinio di progetti che rendano buona la vita personale e solidale e coesa la vita sociale».

Gianni Bottalico, Presidente nazionale Acli, ha confermato la disponibilità delle Acli a concorrere alle prospettive di collaborazione aperte dalla legge di riforma dei Patronati, la 190/2014, e a «contribuire a un disegno complessivo di welfare, che si ponga come obiettivo quello di invertire la tendenza all’aumento delle disuguaglianze che si è manifestata con la crisi, e di ridistribuire la ricchezza sotto varie forme, non solo economiche, per creare le condizioni di sicurezza e coesione sociale che concorrono a far ripartire l’economia».

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