Il futuro è sociale: diamo forza al welfare

È iniziato il 3 novembre il percorso “Il futuro è sociale” in più tappe promosso, tra i tanti, dalle Acli e dal Forum del Terzo settore per migliorare il welfare in vista dell’approvazione della legge di stabilità 2016. Nei Paesi dove c’è più welfare c’è più crescita e sviluppo. Primo appuntamento è il 3 novembre a Roma alle ore 9.30 all’interno della sede della Provincia “Porta futuro” in via Galvani 108.

All’incontro di presentazione intervengono: Pietro Barbieri, portavoce del Forum nazionale del terzo settore, Cristiano Gori, docente di Politica sociale all’Università Cattolica di Milano, Stefano Tassinari, coordinatore consulta Welfare presso il Forum nazionale del terzo settore e vicepresidente nazionale Acli, Maurizio Bernava, responsabile dipartimento Pubblico impiego e politiche sociali della Cisl, Stefano Cecconi, area Contrattazione sociale e salute della Cgil, Francesco Maria Gennaro, responsabile Politiche sociali e servizio politiche sociali e sostenibilità della Uil.

Con questa iniziativa i promotori chiedono:

  • un Paese più giusto e solidale, a partire dal rispetto verso coloro che più stanno pagando i costi della crisi e che rischiano di non avere più diritto ai propri diritti
  • una rete di politiche e servizi per l’infanzia, gli anziani, le famiglie, per la lotta a ogni forma di esclusione e povertà perché la fiducia e la voglia di investire sul futuro riparte se si realizza insieme a tutta la comunità.

Ecco le 5 proposte che il “Il futurè è sociale” sottoporrà ai politici:

  1. Investire nel welfare. Da Sud a Nord Si costruisca insieme, istituzioni e forze sociali, un piano nazionale che superi i tanti e diseguali sistemi regionali e si stanzino risorse certe e stabili (praticamente dimezzatesi negli anni di crisi), che insieme al Fondo politiche sociali arrivino gradualmente in alcuni anni a un incremento complessivo dello 0,9% di Pil (15 mld di euro), senza tagliare altre risorse ai Comuni, per sostenere:
  • la lotta alla povertà assoluta attraverso una misura attiva quale il Reis (Reddito di inclusione sociale)
  • l’infanzia e adolescenza
  • la disabilità e nonautosufficienza, vincolando la sanità all’integrazione sociosanitaria
  • l’immigrazione: asilo, integrazione, cittadinanza
  • le famiglie
  1. Garantire livelli essenziali delle prestazioni Si costruisce dignità, si rispetta la Costituzione e non si sprecano i soldi solo definendo e rendendo esigibili i livelli essenziali delle prestazioni. Bisogna dare obiettivi a ogni servizio, adottando adeguati strumenti di verifica, monitoraggio, controllo. Inoltre occorre mettere in rete le innovazioni che già si realizzano sul territorio.
  1. Far crescere il lavoro sociale Riconoscere il lavoro sociale garantisce un welfare migliore e nuova occupazione. Serve aiutare le famiglie nel ricorso al lavoro di cura o educativo regolare anche prevedendo maggiori detrazioni e agevolazioni fiscali (“social bonus”).
  1. Partecipare alla programmazione e all’organizzazione nazionale e locale del welfare Volontariato, associazionismo e imprenditorialità sociale siano partner attivi delle politiche pubbliche, non semplici fornitori al costo più basso possibile e con ritardi nei pagamenti. Istituzioni e Terzo settore devono promuovere insieme una reale partecipazione delle persone e della comunità nella programmazione, progettazione, realizzazione, monitoraggio verifica dei servizi.
  1. Trasparenza Partecipazione, trasparenza ed eticità sono la vera lotta contro ogni forma di spreco, di speculazione, di corruzione, di clientelismo e di finto Terzo settore. L’impegno alla trasparenza riguarda tutti gli attori coinvolti, quindi anche le pubbliche amministrazioni.

Fonte www.acli.it