Gli effetti del Covid sugli infortuni

Anche nella Relazione Annuale del Presidente INAIL, Franco Bettoni, sugli infortuni e le malattie professionali riferita al 2020 è stato confermato che la pandemia Covid-19 ha condizionato tutti gli aspetti della nostra vita. Dai dati diffusi, si rileva nel 2020 una diminuzione degli infortuni “tradizionali” ovvero in occasione di lavoro e quelli in itinere riconducibile ai vari lockdown e quindi a un generale rallentamento delle attività produttive. Tuttavia si è verificato un numero considerevole di nuove tipologie di infortunio, ossia riconducibile al Covid-19 ad esempio perché il virus è stato trasmesso da un collega.

Le conferme di quanto sopra sono nei numeri: le denunce di infortunio nel 2020 sono state poco più di 571mila (-11,4% rispetto al 2019), ben un quarto delle quali riconducibili al Covid-19. Purtroppo in controtendenza gli infortuni mortali. Nel 2020 sono statu 1.538, con un aumento del 27,6% rispetto al 2019 (1.205 casi), un terzo dei quali causati dal Covid-19

I settori che registrano più infortuni sono: costruzioni e impianti, settori metallurgico e meccanico, attività manifatturiere, trasporti e magazzinaggio. È rilevante che un’impennata si sia verificata nel settore della sanità e dell’assistenza sociale: 21,63% delle denunce, contro il 6-7% degli anni precedenti. La causa è evidente. Tra le aree geografiche, il nord-ovest è quello che ha registrato i numeri più alti (oltre 189.000 infortuni, di cui 115.000 solo in Lombardia), di cui 502 con esiti mortali (un terzo del totale).

Anche sul fronte delle malattie professionali, la pandemia non ha mancato di esercitare i suoi effetti. Nel 2020 sono state denunciate poco meno di 45.000 malattie professionali, in diminuzione del 26,6% rispetto al 2019. È ipotizzabile che il calo di denunce sia imputabile anche alla difficoltà, nel corso del 2020, a effettuare gli accertamenti sanitari specialistici (necessari per avviare le domande di malattia professionale). Il 73,17% di denunce riguarda i maschi, il 26,83% invece le femmine. Anche per il 2020, le malattie professionali più denunciate riguardano: apparato osteomuscolare e tessuto connettivo (69,74%), malattie del sistema nervoso (14,86%), malattie dell’orecchio (6,82%), malattie del sistema respiratorio (3,51%), tumori (3,98%). Dal punto di vista delle aree geografiche per le malattie professionali, si verifica un andamento inverso rispetto agli infortuni. Il numero di denunce più elevato si registra in centro Italia (16.575 denunce contro ad esempio 4.186 del nord-ovest del Paese).

Tra gli impegni assunti dal Presidente Bettoni, assume particolare rilevanza l’affermazione della necessità di estendere la tutela INAIL alle categorie di lavoratori che oggi risultano ancora esclusi (come ad esempio i medici liberi professionisti) e di ampliare il meccanismo dei risarcimenti anche ai danni inferiori al 6%, attualmente in franchigia, andando così a tutelare anche numerosissimi infortuni con conseguenze di lieve entità.

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Servizio Comunicazione Patronato ACLI Alessandria – Anna Serafini