Cosa succede se non si segnala un infortunio?

image_print

A quali conseguenze può andare incontro un lavoratore se non “segnala” un infortunio o una malattia professionale? Prendiamo ad esempio il caso di Gabriele, cameriere in un ristorante, che è inciampato in un gradino cadendo in malo modo. Per scarsa conoscenza dei suoi diritti e infondati timori di avere problemi, non dichiarò al Pronto Soccorso che la caduta era avvenuta durante l’orario di lavoro. Così tutto venne gestito come malattia comune dall’Inps, però le conseguenze dell’infortunio si sono fatte sentire e Gabriele accusa dei danni irreversibili. Essendo avvenuto più di tre ani fa non è più possibile attivare la richiesta di riconoscimento del caso come infortunio all’INAIL e far ottenere a Gabriele gli indennizzi dovuti.

Il termine entro il quale è possibile segnalare un infortunio lavorativo è di tre anni dalla data dell’evento. Mentre per la malattia comune è prevista solamente un’indennità per il periodo di assenza dal lavoro, in ambito INAIL è previsto anche un indennizzo dei postumi permanenti che varia a seconda della percentuale di danno riconosciuto (si va da un indennizzo una tantum per percentuali tra il 6% e il 15%, alla costituzione di una rendita mensile per percentuali a partire dal 16%).

Per quanto riguarda le malattie professionali, il problema di una tardiva richiesta di indennizzo è un po’ più complesso perché rimanda anche alla distinzione normativa tra malattie tabellate e non tabellate. Infatti, per le malattie tabellate, il riconoscimento è agevolato, nel senso che è presunto per legge nel momento in cui sussistono tre elementi: la patologia, il tipo di lavorazione indicata nella tabella e un tempo massimo di insorgenza dalla cessazione dell’attività lavorativa a rischio.

Se manca uno di questi tre elementi, la malattia non è più tabellata e l’onere della prova ricade sul lavoratore. Prendiamo ad esempio i casi di Nicola e Franca, due lavoratori con problemi si ernie discali lombari (patologia prevista nelle tabelle). Tuttavia, i risultati sono stati diversi. Nicola (magazziniere da oltre 25 anni) ha presentato la domanda di malattia professionale quando era ancora in attività lavorativa. La malattia professionale è stata riconosciuta e ha ottenuto un indennizzo di circa 21.000 euro dall’INAIL. Invece, Franca (ex operatrice socio-sanitaria) ha presentato domanda quando era già in pensione da quasi tre anni. L’INAIL ha respinto la sua domanda, in quanto la malattia non è considerata tabellata, perché ha superato il tempo massimo previsto dalla cessazione dell’attività lavorativa. Perciò Franca ha avviato una causa legale che comporta un’incertezza, tempi più lunghi e costi. Tutto ciò non esclude che si possa comunque presentare una domanda di malattia professionale anche dopo il pensionamento ma ciò può comportare maggiori difficoltà nell’ottenere il riconoscimento.

Gli indennizzi per le malattie professionali funzionano come per gli infortuni, e quindi variano rispetto alle percentuali di danno riconosciute (possono esservi indennizzi una tantum, oppure con costituzione di rendita mensile).

Ottenere il giusto indennizzo è un tuo diritto. Se hai subito un infortunio sul lavoro o ritieni di avere una malattia professionale chiama il numero unico 0131.25.10.91 per fissare un appuntamento presso l’ufficio del Patronato ACLI provincia Alessandria più vicino a te, le nostre operatrici sono a tua disposizione.

Il Direttore – Mariano Amico

Condividi

Potrebbe anche interessarti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *