Le malattie professionali allergiche sono quelle malattie che si sviluppano a seguito di attività lavorativa che può essere responsabile di un significativo numero di allergie da sensibilizzazione a sostanze presenti nell’ambiente in cui si lavora. Queste patologie interessano principalmente la cute e le vie respiratorie e, nella maggior parte dei casi, la situazione può migliorare con l’allontanamento dalla specifica sostanza (detta allergene).
L’allergia è una risposta esagerata e abnorme del sistema immunitario rispetto a una determinata sostanza. Gli allergeni possono essere classificati in 4 tipologie: di origine animale, di origine vegetale, derivanti da funghi e batteri, e di origine chimica.
In riferimento alle malattie professionali la modalità di contatto con l’organismo possono essere di 2 tipologie: aerea (ovvero per inalazione) e cutanea (da contatto diretto). Le conseguenze più comuni possono essere diverse: riniti (raffreddori persistenti), congiuntiviti (arrossamento, bruciore e lacrimazione degli occhi), asma (restringimento delle vie aeree con difficoltà nell’azione respiratoria) e manifestazioni orticarie (rigonfiamenti e forte prurito in zone localizzate). Bisogna premettere che le malattie professionali sono di 2 tipologie:
- quelle tabellate: presenti in apposite tabelle per le quali vengono individuate sia le patologie che le lavorazioni correlate. In questo caso la dimostrazione del nesso causale è presunto per legge e quindi il lavoratore si trova in un percorso facilitato per il riconoscimento della malattia professionale;
- quelle non tabellate per le quali spetta al lavoratore la dimostrazione della relazione con l’attività lavorativa.
Per le malattie allergiche si deve dimostrare la presenza degli allergeni durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. In alcuni casi può essere semplice (ad esempio il panettiere allergico alla farina) ma in altri casi può risultare molto complesso tenuto conto del considerevole numero di allergeni. Sono due gli aspetti che risultano determinanti per l’individuazione della malattia professionale:
- la diagnosi clinica della malattia sulla base di apposite prove di laboratorio che vadano a individuare l’allergene interessato;
- un’attenta e approfondita anamnesi lavorativa che prenda in considerazione le mansioni lavorative svolte nel ciclo produttivo, allo scopo di localizzare l’attenzione sulle sostanze a possibile azione allergizzante presenti o utilizzate nell’ambiente di lavoro.
Le statistiche dicono che sono in aumento i nuovi casi di allergie in quanto nel mercato vengono utilizzati sempre nuovi prodotti e nuovi componenti chimici frutto del progresso tecnologico. Le professioni che possono essere interessate da allergopatie sono sicuramente tante, qui di seguito le principali e le più a rischio:
- lavorazioni edili (muratori, imbianchini, idraulici, piastrellisti…) per esposizione a: cementi, polveri, metalli, legno, plastiche, gomma, vernici, pitture, diluenti, additivi, colle, adesivi, prodotti chimici ecc.
- lavorazioni agricole, di allevamento e a contatto con animali per esposizione a: gomma, prodotti chimici (pesticidi, medicine, disinfettanti, conservanti…), batteri, funghi, farine, alimenti ecc.
- lavorazioni di acconciatura per esposizione a: tinture per capelli, coloranti, saponi e shampoo, nichel (forbici e oggetti metallici), permanenti, shampoo decoloranti, riflessanti ecc.
- lavorazioni nel settore sanità e dentisti per esposizione a: gomma, lattice, prodotti chimici, medicine, disinfettanti, profumi, resine ecc.
- lavorazioni metallurgiche per esposizione a: olii, plastiche, gomme, saponi, prodotti chimici ecc.
- lavorazioni nell’ambito dell’alimentazione e panificazione per esposizione a: farine, lieviti, gomma, saponi, disinfettanti, conservanti, muffe alimentari, polveri, spay, profumi ecc.
- lavorazioni di falegnameria per esposizione a: colle, vernici, polvere di legno, muffe, gomme, diluenti, decoloranti, plastiche ecc.
Il Direttore – Mariano Amico