ACLI: Salario minimo e famiglie sempre più povere

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CNEL E SALARIO MINIMO, ACLI: FAMIGLIE SEMPRE PIU’ POVERE, NON C’È TEMPO PER “PIANO PLURIENNALE” DA UNIONE SOVIETICA

“Milioni di lavoratori e di famiglie non arrivano a fine mese adesso e il CNEL e il Governo parlano di “piani pluriennali” da Unione Sovietica di un secolo fa –  afferma Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale delle ACLI, “Inoltre spetta al Parlamento scegliere quali strade perseguire tra quelle indicate dall’Europa per varare il Salario minimo, e non certo al CNEL che tra l’altro ha approvato un documento con il voto contrario di sindacati che proprio il testo stesso indica tra quelli che rappresentano il 90 % dei lavoratoriPalazzo Chigi invece usa questo lavoro per rimandare la scelta celandosi dietro un “piano di azione pluriennale” che nei fatti significa non rispettare ancora una volta il Pilastro europeo dei diritti sociali: dopo aver eliminato la previsione di un reddito minimo per tutti i poveri, non si esprime per il salario minimo neanche con riferimento ai contratti maggiormente rappresentativi.

“Occorre intervenire su più fronti, come abbiamo evidenziato nelle nostre 10 proposte denominate Lavorare pari, – aggiunge il Vicepresidente nazionale e Responsabile Lavoro delle ACLI, Stefano Tassinari – varando subito delle sperimentazioni in settori dove la contrattazione è stata indebolita. In particolare è urgente un indicatore nazionale che misuri il livello di esistenza libera e dignitosa che la Costituzione chiede sia garantito in ogni retribuzione, una misurazione che non sia sotto il controllo del decisore politico del momento, e segua l’inflazione. È indispensabile perché i contratti non prevedano compensi e salari inferiori a questo indicatore nonché per determinare, anche nei contratti scaduti, adeguamenti all’inflazione reali e non ammorbiditi.”

Ufficio Stampa ACLI – 13 ottobre 2023

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